IL BRIGANTAGGIO
Immagine tratta da “CIOCIARIA SCONOSCIUTA” di M. Santulli, Tav.IV g.c.
CENNI STORICI A CURA DI
VITTORIO PIROLLO
Con il termine brigantaggio intendiamo il complesso problema delle sollevazioni popolari antigovernative che scoppiarono nel Mezzogiorno d’Italia in seguito alla dichiarata Unità d’Italia da parte dei Savoia, ed ebbero la loro massima espressione nel quinquennio 1860/1865.
Il mondo dei briganti ha da sempre affascinato, visto tra leggenda e realtà, suscitando sentimenti discordanti che vanno dall’ammirazione al disprezzo ma mai lasciandoci indifferenti.
Spesso ricordati con un alone di mistero e mitizzati i briganti vengono ricordati nella cultura popolare come coloro che rendono giustizia ai più deboli combattendo contro i più forti.
Scrive Carlo Levi in “Cristo s’è fermato a Eboli”: <<….Ogni tanto, in qualche paese, i contadini che non possono trovare alcuna espressione nello Stato, e nessuna difesa nella legge, si levano per la morte, bruciano il municipio o la caserma dei carabinieri, uccidono i signori, e poi partono, rassegnati, per le prigioni….>>.
Ancora Gramsci nel 1920: << Lo Stato italiano…..ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono infamare col marchio di briganti…>>.
Il fenomeno del brigantaggio è ritornato ultimamente d’attualità, grazie al film del grande regista Pasquale Scuitieri “Briganti”, suscitando ancora una volta discordanti critiche sull’opera del regista che ha voluto rivisitare il tema del brigantaggio dandone una lettura anticonformista.
Nella bassa Ciociaria, un tempo facente parte di Terra di Lavoro, si sviluppò rapidamente un brigantaggio indigeno, alimentato dapprima dallo Stato Pontificio e successivamente dagli emissari borbonici, che intendevano creare disordini opponendo così ostacoli al nascente Governo Italiano.
Il nostro territorio si prestava in modo ottimale all’azione dei briganti poiché per posizione geografica essi potevano facilmente raggiungere lo Stato Pontificio dove il Governo Italiano non aveva giurisdizione e trovare sicuro rifugio.
È qui solo da accennare ad uno dei più famosi briganti che vissero sul territorio del Comune di Vallerotonda, il Brigante Centrillo alias Domenico Coja. Nacque nel 1828 a Castelnuovo al Volturno, ma visse fin dalla nascita a Cardito (frazione di Vallerotonda). Partecipò alla guerra di Lombardia e congedatosi nel 1851 visse da liberaloide guadagnandosi il soprannome di “Masaniello delle Mainarde”.
Nell’estate del 1853, per innata avversione al potere, promosse un’azione sovversiva contro i Borboni, macchiandosi di vilipendio all’effigie del Re, fu condannato a sette anni di reclusione , ma venne ben presto graziato e passando al “partito borbonico”. Capeggiava una numerosa banda, che superò i 150 uomini reclutati tra i braccianti disperati dalla povertà e dalla fame ma che conoscevano molto bene il territorio. A Gaeta Centrillo organizzò una efficace guerriglia in appoggio al Re Francesco II, nella quale si distinse per abilità e coraggio.
Non è possibile affermare che Centrillo era votato alla causa borbonica ma piuttosto era al fianco della plebe della quale comprendeva difficoltà ed aspirazioni.
Fu arrestato a Roma dai Francesi e fu processato a Cassino dove con sentenza del 20 ottobre 1865 fu assolto insieme ad altri suoi uomini.